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Giornata Mondiale della Terra: la riflessione sull’interazione tra inquinamento atmosferico e diffusione del coronavirus


Il 22 aprile 1970 venti milioni di cittadini americani si mobilitarono per protestare contro il disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil, nel mare al largo della California. Nasceva così la Giornata Mondiale della Terra (www.earthday.org). In questi 50 anni di strada se ne è percorsa tanta, la consapevolezza ambientale dell’umanità è cresciuta, ma i problemi della Terra non sono affatto risolti e la minaccia del riscaldamento globale incombe ancora su di noi. Ecco quindi che la ricorrenza è un’occasione per sottolineare con forza le questioni dell’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, la minaccia della scomparsa di migliaia di specie vegetali e animali, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili. Tra le novità di quest’edizione c’è anche la Earth Challenge 2020: una campagna di citizen science che intende portare alla realizzazione di un data base, alimentato da chiunque voglia contribuire a monitorare la salute ambientale delle propria comunità. I dati inviati mediante un’app scaricabile liberamente dagli app store Android o Apple verranno inseriti su una mappa pubblica e resi disponibili per scopi di ricerca.

Ambiente e salute, beni da tutelare insieme

La pandemia in corso sembrerebbe aver distolto l’attenzione del mondo dalle tematiche ambientali, ma può invece rappresentare un’opportunità per continuare a parlarne, da una prospettiva differente. Migliaia di nostri concittadini, in tutto il mondo, stanno combattendo per ridurre le trasmissioni virali e preservare la salute umana: l’appello lanciato in occasione della Giornata della Terra è proprio quello di continuare a esercitare la stessa responsabilità per proteggere la salute del pianeta. Inoltre questo periodo di isolamento ci può essere utile per migliorare alcune delle nostre abitudini quotidiane. Ad esempio comprare ciò che è veramente necessario e imparare a utilizzare gli avanzi, un aspetto che stiamo forzatamente prendendo in considerazione viste le problematiche negli spostamenti. Ma al di là delle buone pratiche che quest’emergenza ci insegna, esiste una relazione concreta fra le tematiche ambientali al centro della Giornata mondiale della Terra e l’epidemia in corso?

Qualità dell’aria e pandemia coronavirus

Secondo lo scrittore americano Alan Weisman la pandemia ha una forte analogia con il cambiamento climatico: entrambe stanno accadendo ma siamo convinti che non riguarderanno noi. Ma c’è di più: numerosi studi, nazionali e internazionali, stanno cercando di stabilire se esista un collegamento fra inquinamento atmosferico, e diffusione del Covid-19. All’inizio dell’emergenza sanitaria si era diffusa sui principali media la notizia che il particolato (cioè l’insieme delle sostanze sospese in aria come aerosol) che trasporta diverse particelle biologiche (come batteri, spore, pollini, virus, funghi, alghe, frammenti vegetali) potesse anche veicolare il Covid-19. Un’ipotesi poi rivelatasi infondata, poiché il coronavirus non manterrebbe intatte le sue caratteristiche morfologiche e infettive dopo una permanenza prolungata nell’ambiente esterno, dov’è esposto a variazioni di temperatura e raggi UV che lo danneggiano. Un’altra indagine presentata in Italia individua un possibile collegamento fra l’utilizzo di tecniche di agricoltura intensiva e diffusione della pandemia. Lo studio, condotto dal laboratorio CULTLAB della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale, evidenzia un maggior numero di casi di contagio nelle aree dove prevale l’agricoltura intensiva rispetto a quella tradizionale, in particolare nella Pianura Padana che ha il 70% dei casi italiani di COVID-19. Altri studi ancora, come quello della Società Italiana di Medicina Ambientale, hanno ipotizzato che un’alta concentrazione di particolato (PM10, PM2.5) renda il sistema respiratorio più soggetto all’infezione e alle complicanze della malattia. Si tratta in questo caso di una circostanza nota da tempo: l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio importante per la salute e causa ogni anno circa 3 milioni di morti premature in tutto il mondo a causa delle patologie che comporta, come cardiopatie, ictus e malattie polmonari. Un interessante documento in cui si fa il punto sull’attendibilità scientifica di queste ed altre conclusioni è stato pubblicato dallo Steering Committee del progetto CCM RIAS (Rete Italiana Ambiente e Salute) alla quale partecipano esperti del Sistema Sanitario Nazionale e del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. In esso si afferma che alcune delle conclusioni raggiunte non sarebbero così accurate dal punto di vista scientifico perché tralasciano alcuni aspetti, definiti in campo scientifico fattori di confondimento: stato di salute preesistente, età, condizioni socio-economiche, abitudini personali, misure di contenimento adottate, ecc. La scelta di pubblicare con urgenza risultati ritenuti rilevanti senza attendere la verifica e l’accreditamento scientifico va contro la necessità di dare ai cittadini informazioni credibili e indicazioni univoche. Ad oggi, sempre secondo lo Steering Committee del progetto CCM RIAS, i fattori che sicuramente incidono sulla diffusione sono la frequenza e la vicinanza dei contatti tra le persone.

I rischi per l’ambiente nella fase due

Uno dei rischi conseguenti all’emergenza in corso è quello di diminuire la protezione dell’ambiente, applicando con troppa flessibilità le regole che lo tutelano, per consentire all’economia un’uscita più rapida dalla crisi. E’ di questi giorni l’annuncio dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense (EPA) che verrà consentito a centrali elettriche, petrolchimiche e ad altri impianti industriali americani di stabilire da soli il livello di emissione degli inquinanti che finiscono nell’aria e nell’acqua: una decisione preoccupante per gli effetti sulla salute pubblica di inquinanti atmosferici tossici, nel bel mezzo di una pandemia che già di per sè può causare problemi respiratori. E’ quindi importante mantenere alto il livello di guardia rispetto alla sostenibilità ambientale degli interventi economici e sociali che verranno messi in atto nella fase post pandemia, anche in Italia.

Le azioni messe in campo dalla Regione Piemonte

Ma come si sta muovendo il Piemonte in questo difficile scenario? E’ stato chiesto a Francesco Matera, funzionario del Settore Emissioni e Rischi Ambientali, Direzione Ambiente, Governo e Tutela del Territorio della Regione Piemonte.
La nostra Regione sta lavorando principalmente in due direzioni. Innanzitutto siamo parte del progetto europeo PrepAIR (Po Regions Engaged to Policies of air) che coinvolge 18 partner nazionali e internazionali, fra cui tutte le regioni della Pianura Padana, e ha come obiettivi coordinare e rafforzare le azioni di miglioramento della qualità dell’aria. In questa fase stiamo studiando come il lockdown influisca sulla riduzione dell’inquinamento. Sarebbe importante capire quanto aumenti la gravità della malattia nella popolazione che vive nelle zone più esposte. Si tratta di ricerche complesse che coinvolgono la ricerca sanitaria e che richiedono tempi lunghi per produrre risultati.
L’altra importante attività è quella svolta dall’ARPA del Piemonte – prosegue Matera – che da sempre monitora i dati dell’aria e che in questo periodo sta studiando gli effetti dell’emergenza in corso sull’inquinamento atmosferico.
Questi e altri dati verranno messi a disposizione dei cittadini nella Relazione sullo Stato dell’Ambiente, un documento esauriente e di facile consultazione che la Regione Piemonte pubblica ogni anno sul proprio sito web e che offre un panorama completo sullo stato di salute del nostro territorio. Si tratta di uno strumento per capire e conoscere le dinamiche ambientali più significative, analizzate dal punto di vista dello stato e delle politiche in quattro grandi ambiti (clima, aria, acqua e territorio) e attraverso 150 indicatori che ne tracciano lo stato di salute. L’edizione 2020 della Relazione sull’Ambiente conterrà ampi riferimenti anche alla situazione emergenziale indotta dal Covid-19 e sarà presentata entro giugno in modalità ‘virtuale’, tutta da scoprire.

Fonte Piemonte Parchi

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.